giovedì 11 maggio 2017

I dieci comandamenti di Osho, maestro di vita

❝In questo mondo l’odio non ha mai scacciato l’odio. Solo l’amore scaccia l’odio. Questa è la legge, antica e inesauribile.❞

Yin yang
Chandra Mohan Jain conosciuto come Osho Rajneesh nacque l’11 Dicembre del 1931 in un paesino in India, Kuchwada, e morì il 19 Gennaio 1990 a Pune dove ancora oggi c’è il suo Ashram. In questi 59 anni è stato un grande maestro spirituale.
Il suo nome, Osho, che deriva dal termine “Oceanico”, fu coniato dal filosofo William James e lui lo adottò per indicare quel “dissolversi nell’oceano dell’esistenza” proprio alle varie forme dell’esperienza religiosa.
Osho fu un oppositore delle religioni e dei poteri imposti, fautore della ribellione contro i dogmi comunemente accettati dalla massa.
OshoVisse i suoi primi sette anni insieme ai nonni materni che gli insegnarono il rispetto e gli diedero un’educazione basata sul principio della massima libertà. La sua infanzia è segnata dalla morte, prima il nonno, poi la cugina e un’amica. Da allora si isola e viene affascinato dalla verità dal mistero della morte e insofferente alle regole.
Scrive per una sua rivista già a 12 anni, è un abile oratore e medita per ore, ma è a 21 anni, che Osho el’Illuminazione, che gli permise di raggiungere la consapevolezza, quella dove  “la goccia si fonde nell’oceano, nell’attimo stesso in cui l’oceano si riversa nella goccia“.

« …un illuminato è qualcuno che parla schietto e dice pane al pane e vino al vino, è qualcuno che dice alle persone come vivere l’essenza, senza mai alterare o compromettere il messaggio. E quell’essenza è così rivoluzionaria che, se entri in comunione con il Tutto, la tua vita intera verrà radicalmente trasformata. Le istituzioni sono sempre andate in collera con gli illuminati: amano ogni sorta di prete e di pandit, ma ai politici gli illuminati non piacciono. E preti e pandit hanno sempre tramato con i politici: hanno sempre legato la religione alla politica, l’hanno sempre posta al servizio dei politici. Un illuminato è qualcuno che vive la propria vita immerso nell’essenza divina e non accetta alcuna condizione. Un illuminato è qualcuno che non fissa alcun limite e non accetta alcun limite. L’illuminazione è uno stato di ribellione, è qualcosa di simile a un carbone ardente: ti brucerà e ti ridurrà in cenere! Ed è solo dalle ceneri che il divino sorgerà.»

Dopo la laurea e un master in filosofia, Osho insegna all’Università, e anche i colleghi non esitano  a definirlo eccentrico ed anticonformista. Nel 1962 nacque il primo centro di meditazione basato sul suo insegnamento, il Jivan Jagruti Andolan, “Movimento del Risveglio“. Nel 1968 si dichiarò a favore della libertà sessuale scandalizzando i leader indù e affermando che:
qualsiasi religione che consideri questa vita come una valle di lacrime priva di significato incentivando pertanto l’odio verso questa esistenza, non potrà mai essere una vera religione. La religione è invece un’Arte che deve insegnare come godere della vita
Nel 1970 nacque la vera e propria “setta”, una comunità spirituale con dei discepoli alla ricerca del “risveglio spirituale”. Gli adepti vestivano con colori vivaci e caldi, arancione e rosso, indossavano il mālā (una collana di centotto grani, al cui termine era posto un medaglione che racchiudeva l’immagine di Osho), e accettavano un nome nuovo come simbolo di rinascita.
Nel 1974 si trasferì stabilmente a Pune, dove fondò il suo ashram, un centro di comunità spirituale, dove Osho teneva un discorso ogni mattina ed era seguito da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo che volevano partecipare ai suoi corsi di meditazione, un semplice processo di osservazione della propria mente, e per cogliere il silenzio da cui ha origine la consapevolezza.

« Le mie meditazioni sono fatte per riportarti all’infanzia, quando non eri rispettabile, quando potevi fare cose pazze, quando eri innocente, incorrotto dalla società, quando ancora non avevi imparato gli inganni del mondo, quando non eri di questo mondo. Mi piacerebbe che tu tornassi a quel punto. E da lì, ricominciare. E questa è la tua vita. Ci sarà bisogno di disimparare. Disimparare significa che la smetti con questi modi sbagliati, smetti di percorrere strade che non sono tue, strade in cui sei stato costretto dalla società che ti ha convinto ad accettarle come giuste. Ti prendi la responsabilità della tua vita, diventi il maestro di te stesso. »

osho meditazione
Poi il silenzio si impossessa di Osho, il 1º maggio 1981 dichiara il culmine del suo lavoro di meditazione ed entra in un silenzio che verrà interrotto solo 1315 giorni dopo, il 30 ottobre 1984.
Nel frattempo le comunità di meditazione nacquero in tutto il mondo ed in Oregon nasce la Rajneesh Foundation International,  dove lui in persona andrà a trascorrere il suo tempo, quando nel 1981 si recò in America per motivi di salute. La comunità ospitava dai 4 ai 5000 adepti più una folla di 15mila persone durante i raduni annuali. Diventò una piccola città con tanto di negozi, aeroporto e diga che forma un lago. Due mense centralizzate, stalla per mucche da latte e pollaio per 700 galline. Un centro abitato con mezzi di trasporto e attività ricreative.
Durante il ritiro di Osho, però, alcuni discepoli organizzarono una serie di attacchi biologici con l’intento di influire sulle elezioni locali, per questo motivo Osho fu arrestato e, anche se condannato solo per violazione della legge sull’immigrazione, gli furono inflitti 10 anni di carcere e fu espulso dagli Stati Uniti.
Rimase in carcere per 12 giorni e alcune ricerche post-mortem potrebbero far pensare che in quei giorni Osho potrebbe essere stato avvelenato con del tallio.
Al rientro in India intraprese un viaggio per visitare il mondo ma ben 21 paesi gli negarono il visto di ingresso. Ritornò a Pune e per tre anni tenne due discorsi al giorno. Per la sua morte lasciò scritto un epitaffio che esprimeva in pieno il senso del suo passaggio in questa vita:
“Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall’11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990”.

Osho: la vita, l’amore e la risata

osho
Lui ha un grande rispetto verso la vita, e verso l’amore. Per Osho l’amore ha tre dimensioni ma solo l’ultima è quella nella quale si può parlare di vero amore: linterdipendenza. Nasce quando ci sono due persone che non sono né dipendenti né indipendenti ma in profonda sincronia tra loro, quando due persone respirano uno per l’altra, un’anima in due corpi.
Sosteneva che per combattere l’ego bisogna amare, solo amando incondizionatamente ci si annulla e sparisce l’ego. L’amicizia è l’amore, il vero amore, senza sesso. L’uomo deve essere in festa, gioire e ridere, solo così può celebrare la vita. L’unica cura ad ogni male è una risata, sana e liberatoria. Libera dalla serietà che Osho paragona ad un cancro, un cancro nato da una società malata.
Inoltre afferma che l’uomo è  responsabile della sua situazione, sia che sia felice sia che sia triste. E nel momento in cui l’uomo comprende se stesso può vivere nell’assoluta felicità e beatitudine.

❝E’ tempo che tu smetta di cercare fuori di te, tutto quello che a tuo avviso potrebbe renderti felice. Guarda in te,torna a casa.❞

Un’innata predisposizione alla vita fece di Osho un convinto vegetariano, solo gli immaturi e gli incivili possono uccidere per cibarsi. Per Osho mangiare carne è “antiestetico”, poiché rivela carenza di poesia, di “senso del bello”, di sensibilità per la vita.

I “dieci comandamenti” di Osho:

1) Non ubbidire ad alcun ordine all’infuori di quello interiore.
2) L’unico Dio è la vita stessa.
3) La verità è dentro di te, non cercarla altrove.
4) L’amore è preghiera.
5) Il vuoto è la soglia della verità: è il mezzo, il fine e la realizzazione.
6) La vita è qui e ora.
7) Vivi totalmente desto.
8) Non nuotare, galleggia.
9) Muori ogni istante, così da poter rinascere ogni istante.
10) Smetti di cercare. Ciò che è, è: fermati e guarda.

I ” dieci non-comandamenti”, i valori della vita:

1) Libertà.
2) Unicità dell’individualità.
3) Amore.
4) Meditazione.
5) No alla serietà.
6) Giocosità.
7) Creatività.
8) Sensibilità.
9) Gratitudine.
10) Senso del mistero.
Se desiderate approfondire gli argomenti di Osho, i suoi discorsi sono stati pubblicati in circa 600 libri, di cui più di 200 trascritti in Italiano.
http://www.eticamente.net/32356/osho.html?refresh_ce  

domenica 7 maggio 2017

L’equivoco dell’amore

L’equivoco dell’amore

Mezze mele e persone intere

Un rapporto di coppia è come un giardino.
Per crescere rigoglioso deve essere annaffiato regolarmente. Ha bisogno di cure particolari a seconda delle stagioni e del clima. (J. Gray)
L’amore è il tema più dibattuto dell’universo. Per questo è intriso di mitologie, leggende, credenze, narrazioni. E anche di molte sciocchezze! E’ uno dei più drammatici “equivoci” della nostra cultura.
La convinzione radicata è che l’amore sia talmente naturale che quando arriva non ci sia null’altro da fare che assecondarlo, prenderlo come viene, lasciarsi guidare.
È vero che l’amore romantico o passionale (che poi è più corretto chiamare “innamoramento”) è una delle cose più naturali che esista, equiparabile al sorgere spontaneo dei papaveri nei campi a primavera.
Quindi perché porsi problemi? Perché non lasciar fare la “natura”?

La realtà è che l’amore maturo fra due persone, che dovrebbe essere l’evoluzione favorevole dell’innamoramento, non è esattamente solo una faccenda naturale (fondata biologicamente), ma è frutto dell’intreccio fra due “entità” complesse che sono appunto i due innamorati di turno, con i loro rispettivi bisogni, desideri, sentimenti, convinzioni, valori, pregiudizi.
Quando due esseri umani, sull’onda della spinta biologica, si interessano profondamente l’uno all’altro è già in atto un processo biunivoco di proiezioni reciproche, aspettative, illusioni, fantasie, progetti grandiosi.
Qualcosa che è tutt’altro che lineare, logico e razionale.

Il mito platonico dell’amore

A complicare le cose ci si mette Platone con il mito dell’amore come “mezza mela” che cerca il suo completamento con la sua metà speculare.
“Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non vi era la distinzione fra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione”.
Divisi a metà, come una mela, da quel momento vissero in una condizione lancinante, poiché sentivano l’insopportabile e inappagante mancanza della loro vecchia metà. Ogni “pezzo della mela” cominciò a cercare la parte che un tempo gli apparteneva e dopo averla trovata si ricongiungeva a lei. L’unico scopo di queste “mele disperse” era stare nuovamente insieme.
Una “boiata”pazzesca (Fantozzi direbbe di peggio…). Provate a mettere insieme due mezze mele. dopo qualche ora avrete in realtà una intera mela “marcia”, immangiabile!
L’amore fra due persone nasce certamente come un “mistero” inesplicabile preventivamente (forse solo molto dopo l’iniziale esperienza riusciamo a cogliere il perché di quell’amore), ma non è un fatto né naturale né scientifico, è più un’arte che bisogna imparare a praticare.

Dall’innamoramento all’amore maturo

Nell’innamoramento iniziale i due partner vivono uno “stato nascente” entusiasmante ma pur sempre “irrazionale”, una sorta di “follia a due”, in cui ciascuno pensa che l’altro sia il “migliore del mondo”: sostanzialmente un delirio!
Il passaggio all’amore maturo implica il mettere in atto, con pazienza e discernimento, tutte le capacità di relazione di cui siamo dotati, al momento in cui stiamo vivendo quell’esperienza. La maturità e l’equilibrio delle personalità rispettive dei due partner è cruciale in tal senso.

Affinché il rapporto, che nasce apparentemente senza regole, si incanali in un registro a due fatto di accettazione, parità, reciprocità e simmetria, dobbiamo essere capaci di “coltivare” il neo-nato sentimento, facendolo sviluppare solido e rigoglioso sul “terreno” giusto.
Parità, simmetria e reciprocità significano che il rapporto deve permettere ad entrambi i partner di camminare fianco a fianco, senza sbilanciamenti, senza che uno dei due traini tutta l’esperienza anche per l’altro, illudendosi che la luna di miele duri in eterno.

Alla prima crisi (che in genere interviene proprio quando uno dei due si ritrae un po’, sententosi soffocare dall’abbraccio simbiotico dell’innamoramento), c’è la resa dei conti.
Se il rapporto è nato e si è sviluppato asimmetricamente, se non c’è parità, quello che ha dato di più, “pretende” un risarcimento, chiede di essere ricambiato, chiede di essere riamato.
Ma trova l’altro arroccato sulla sua posizione privilegiata di essere amato senza dover ricambiare.

Dal narcisismo all’amore maturo

Il bisogno di essere amati è connaturato all’essere umano, è prima biologico, poi psicologico.
Nell’infanzia, più o meno appropriatamente, veniamo amati dai genitori e questo ci conferma la nostra propensione a “dover” essere amati.
Ma da adulti questo diritto non ci è riconosciuto, non ci è dovuto.

Nessuno “deve” amare un altro, l’amore o c’è o non c’è, non si deve chiedere mai, tanto meno “pretendere”.
E invece, quanto più il bisogno infantile è stato deluso o frustato, tanto più diventiamo adulti che pretendono di essere amati, di essere ammirati, di essere al centro del mondo (da qui il deficit primario delle personalità narcisistiche).

Questo bisogno, questo “difetto fondamentale”, vissuto come un “vuoto nello stomaco” non può più essere colmato “ora per allora”, nessuno è tenuto a risarcirci per quello che non abbiamo avuto in precedenza.
Se io mi innamoro di una persona, l’accetto per quella che è, certo anche con i suoi difetti, i “buchi” interiori, ma non mi spetta ripagarla dei debiti contratti con altri (originariamente i genitori). Posso amarla intensamente qui ed ora e questo dovrebbe bastare.
Ma chi ci potrà allora ripagare dei bisogni inappagati che ci portiamo dentro?
Nessun’altro che NOI STESSI.
Perché se non impariamo, con dedizione e compassione, se non siamo disposti ad amarci noi per primi, come possiamo pensare di essere amati da un altro?
Se non ho un minimo di autostima, chi mai dovrebbe amarmi? Qualcuno mi ama forse avendo capito che non “valgo nulla”?
Imparo dunque ad amarmi, mi concepisco come un mela intera, che non cerca nessuna metà per completarsi.
Non dipendo ossessivamente da nessun altro che deve colmare il mio vuoto, divenuto più tollerabile.

La capacità di stare da soli (in compagnia di se stessi) è la base vera della capacità d’amare.
Perché l’amore dell’altro non è più necessario come un bisogno vitale, una dipendenza, una mancanza penosa, ma un sentimento che ci arricchisce e ci riempie reciprocamente di valore.
Ecco perché quando si ama una persona, viene spontaneo chiamarla “tesoro”!
Il mio impulso infantile d’amore si è trasformato in desiderio di complementarietà.
Da bisogno si è evoluto in desiderio: è diventato “lusso”.
Riconoscendono pari dignità all’altro, sono propenso ad amare io per primo, a mostrare il mio interesse, senza remore, né aspettative salvifiche.
In una relazione d’amore matura vale la regola che “chi dei due ama di più deve star fermo”, deve cioè dare il tempo all’altro di provare i suoi sentimenti ed essere pronto a ricambiare, passo dopo passo, un gradino alla volta, in una scalata lenta, graduale e contestuale che porta alla cima del ritorno al “giardino dell’Eden”.
Per questo amo per primo, ma aspetto che l’altro sia disposto a camminare insieme a me, per un altro tratto della mia e della sua vita, che diventa cosi magicamente la “nostra” vita.
L’esperienza del NOI è l’elemento fondamentale dell’amore maturo, dove i due membri della coppia amorosa (Io e Tu), conservano la rispettiva identità, dopo l’iniziale annullamento (fusione) nell’innamoramento.
Io scelgo l’altro non per un bisogno vitale, ma per un arricchimento complementare. Non ne dipendo drammaticamente al punto di considerare “mortale” la separazione dal partner, ma desidero ugualmente legarmi all’altro, con convinzione e consapevolezza.

L’amore maturo diventa così una gioiosa e paradossale “libera schiavitù reciproca”. Implica l’acquisizione di una raffinata “arte della coltivazione”, in cui è essenziale la capacità di tenere viva la “tensione relazionale” fra i due partner, sapendo modulare l’interesse, la condivisione e l’autonomia personale in un’abile, reciproco e simmetrico “pathos della distanza”, che è l’evoluzione benigna dell’iniziale innamoramento immaturo.
Solo in tal modo un rapporto di coppia duraturo mantiene viva la passione, evitando la disillusione e l’inevitabile declino in quello stato di “coppia istituzionale” che è comunemente designato come “la tomba dell’amore”.

sabato 6 maggio 2017

Regredire per progredire - La vita tribale ci salverà!

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“Se fate notare che gli alveari funzionano bene per le api, o che i branchi funzionano bene per i babbuini e per i lupi, nessuno ci trova nulla da ridire. 

  Ma se fate notare che la vita tribale funziona bene per gli umani, non sorprendetevi di venire attaccati con ferocia quasi isterica. 

Gli attaccanti non criticheranno mai ciò che avete detto, ma piuttosto cose che hanno immaginato che abbiate detto, per esempio che la vita tribale è “perfetta”, o “idilliaca”, o “nobile”, o semplicemente “meravigliosa”. Non importa che voi non abbiate detto nessuna di queste cose, si indigneranno come se lo aveste fatto.



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La vita tribale in realtà non è perfetta, idilliaca, nobile o meravigliosa, ma ovunque sia trovata intatta funziona bene – bene quanto i modi di vivere di lucertole, procioni, oche o scarabei – con il risultato che i membri della tribù non sono generalmente furiosi, ribelli, disperati, stressati e quasi psicopatici, dilaniati da crimine, odio e violenza. (…) La vita tribale non trasforma le persone in santi; permette a individui ordinari di vivere insieme con uno stress minimo anno dopo anno, generazione dopo generazione.”  


“I Pirahà ridono quasi di tutto. Ridono delle loro stesse disgrazie: quando la capanna di qualcuno crolla durante una tempesta, gli occupanti ridono più forte di tutti. Ridono quando prendono un sacco di pesci. Ridono quando non ne prendono nessuno. Ridono quando sono sazi e ridono quando hanno fame. 



(…) Non sono mai esigenti o bruschi. 
Immagine correlataFin dalla mia prima sera tra loro sono stato impressionato dalla loro pazienza, dalla loro allegria e dalla loro gentilezza. Questa loro allegria pervasiva è difficile da spiegare, anche se io credo che i Pirahà siano così fiduciosi e sicuri della loro abilità a gestire tutto quello che il loro ambiente gli pone di fronte che riescono a godersi tutto quello che gli capita. E non certo perché la loro vita sia facile, ma perché si sentono sempre all’altezza di ogni situazione. (…) 

Così possono permettersi di vivere alla giornata, eliminando enormi fonti di ansia, preoccupazione e disperazione che assillano noi occidentali.

C’è un’interessante modo alternativo di vedere queste cose. 
Forse è la presenza di queste preoccupazioni a rendere una cultura più primitiva, e la loro assenza che rende una cultura più sofisticata. 

E’ più sofisticato guardare all’universo con preoccupazione, come un rompicapo da risolvere prima che ci uccida, o godersi la vita come viene, in totale sintonia?”

 (Daniel Everett, Don’t Sleep, There are Snakes)




"Erano capaci di grandi imprese di resistenza e fatica fisica – 
ma solo se strettamente necessarie

Altrimenti i loro passatempi favoriti erano dormire, chiacchierare e fare musica. E amavano ridere. 

Tutti quelli che hanno incontrato i Pigmei hanno notato il loro senso dell’umorismo. C’era un evidente carattere anarchico nella loro società; quando cooperavano lo facevano per scelta. 





Chiunque non aveva voglia di andare a caccia, 
ad esempio, se ne stava a casa. 



(Non come noi obbligati dalla società e dalle istituzioni a frequentare "scuole dell'obbligo", il nome è già tutto un programma...e a trovarci un lavoro "fisso" che diventi la nostra ombra a vita.)



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La loro tolleranza per il comportamento individuale andava contro tutto quello che credevo fossero le basi di una comunità organizzata. Non c’era bisogno dell’ambizione; in realtà l’ambizione era usata solo come mezzo per provocare il riso. 


La loro unica forma di pressione sociale, se si può chiamare così, era la derisione, che era estremamente efficace. 

Uomini e donne avevano ruoli distinti, ma la società era essenzialmente egualitaria


E quanto alla raccolta, era puro piacere. 
Le donne andavano a zonzo per la foresta come in un enorme supermercato – solo che tutto era gratis!

E ogni giornata di caccia era piena di piccole avventure, eccitazione, momenti di idillica contemplazione o di risate. 
Non ce n’erano mai due uguali. (…) 

Risultati immagini per BayakaMi resi conto che quello che mi sarebbe mancato di più era la compagnia dei Bayaka. Nei mesi passati ad Amopolo ero arrivato a considerarli il popolo più equilibrato del mondo. 

La loro imperterrita concentrazione a godersi ogni momento così come viene, senza preoccuparsi delle conseguenze, li rendeva liberi da ogni nevrosi. Per me erano un esempio di come il pieno potenziale dell’individuo possa realizzarsi senza i complessi vincoli imposti dalla civiltà moderna. All’inizio avevo trovato molte delle loro preoccupazioni meschine e banali. 

Ora, al contrario, erano le astruse macchinazioni del mondo a cui stavo per tornare a sembrarmi superficiali e insensate.”  

(Louis Sarno, Song from the Forest)





Cosa abbiamo compreso da queste righe?



Che la felicità non è mai data da una vita individuale come la nostra, dove si accumula e si accumulano oggetti, soldi, lodi per tutta la nostra vita senza mai sentirci davvero felici e spensierati.

Noi abbiamo case spettacolari, supermercati, cibo pronto, piscine artificiali, un sacco di tecnologia, ma la verità è che ci sentiamo sempre più soli e isolati dal mondo, abbiamo perso il cuore, non sappiamo più ascoltare ne sentire, solo volere, pretendere, senza mai voler dare.

La vita tribale è al contrario della nostra, la terra è Madre Natura, la tribù la tiene solo in prestito, non ci sono proprietà private, tasse da pagare, recinti e muri che dividono i singoli pezzi.

Il sesso è libero, l'amore è libero, la nudità continua allontana dalle menti umane l'idea di pornografia. Ci si lava al fiume, si raccolgono frutti senza coltivarli, si accendono fuochi in comune, il lavoro coatto non esiste, si lavora solo quando c'è bisogno, tutto il resto del loro tempo è svago, eterna domenica...

Daniele Reale
http://ilnuovomondodanielereale.blogspot.it/2017/05/regredire-per-progredire-la-vita.html

venerdì 5 maggio 2017

Scegliete quella donna che ...


Scegliete quella donna che si dedica alla ricerca della profondità della propria anima. Questo significa che lei potrà trovare la profondità anche della vostra anima. Imparando a perdonare i suoi errori, imparerà a perdonare anche i vostri, e col tempo entrambi capirete che non ci sono errori, ci sono delle possibilità.
Scegliete quella donna che purifica il suo subconscio dalla spazzatura con le meditazioni e si libera dalle ferite del passato con i mantra, anche se a voi queste parole sembrano misteriose. Lei non ha paura dei segreti della propria anima. E vi aspetta un'avventura lunga una vita, una navigazione nell'oceano del suo cuore.


Scegliete quella donna che onora il suo corpo attraverso il moto, il cibo sano e si prende cura di se stessa. Una donna che sta bene nel suo corpo vi aiuterà a trovare il confort nel vostro corpo, e le sue sensualità e tenerezza diventeranno una fonte di gioia per tutti e due.

Scegliete una donna dalla mente flessibile e dalla colonna vertebrale flessibile. Probabilmente, non la capirete quando vi racconterà della filosofia sufi, ma la capirete sempre quando vi parlerà d'amore, perché lei vivrà di questo.

Questa donna magica la troverete in tanti posti. Non solo nei circoli yoga, ma ovunque dove serve aiuto. La riconoscerete dalla sua aura che potrà accecarvi. Potreste persino scambiarla per una dea. Ma è proprio così: lei possiede tutte le forze della terra, dell'aria, dell'acqua e dell'etere.
E' una custode dell'Universo, e crea la vita,. E la vita che creerete insieme sarà splendida.

(Ramdesh Kaur)
Da Olga Samarina FB


http://divinetools-raja.blogspot.it La Via del Ritorno... a Casa

giovedì 4 maggio 2017

Osho, Donna: una nuova visione. Se non sai cosa stai perdendo... (parte 11)

Se non sai cosa stai perdendo... (parte 11)

E per reazione le donne fanno all'uomo tutto ciò che l'uomo ha fatto loro: comportarsi male, maltrattare, dire parolacce, fumare sigarette, tutto ciò che l'uomo ha sempre fatto. Naturalmente, agendo così e anche vestendosi come gli uomini, esse perdono la loro grazia, la loro bellezza. È uno strano fenomeno osservare in che misura il modo in cui ti vesti può cambiarti. Il modo di vestire della donna orientale ha una sua armonia e dona grazia a tutto il suo corpo. La donna occidentale sembra invece che voglia competere con i cow-boy: bleu jeans, vestiti sbrindellati, pettinature terribili. Forse in questo modo le donne pensano di vendicarsi, mentre in realtà stanno solo distruggendo se stesse. La vendetta ti distrugge sempre. Mi piacerebbe vedere le donne comportarsi da ribelli. Il ribelle sa che “errare” è umano e che perdonare è ancora più umano. Il passato è stato colmo di errori di ogni tipo. Rompi i ponti con il passato, ricomincia da capo: questo vale anche per i rapporti tra uomo e donna, alla luce delle nuove scoperte. Trovate insieme modi in cui la vita possa essere una bella esperienza, una danza d'amore senza tutti gli errori commessi nel passato. Non ripeteteli di nuovo. La situazione assomiglia al movimento del pendolo: l'uomo ha commesso degli errori idioti, ora è la donna che commette errori idioti. Ma l'umanità nel suo complesso continua a subirne le conseguenze. Non importa chi commette idiozie, ma è il caso di realizzare che in questo modo l'umanità non potrà evolversi.
Tratto da: Osho, Donna: una nuova visione
http://www.osho.com/it/read/featured-books/the-book-of-women/the-real-differences-between-men-and-women-part-4

mercoledì 3 maggio 2017

L’ex Cardiochirurgo: gli alimenti trasformati sono dei serial killer, solo il cibo naturale ci può salvare


Uno studio pubblicato dal Cancer Research Fund Mondiale (WCRF) nell’aprile 2016 ha dimostrato che un consumo di 50 grammi di carne lavorata al giorno, sommato al bere tre o più bevande alcoliche al giorno aumenta notevolmente il rischio di cancro allo stomaco.
In quello stesso mese, un altro studio realizzato da un professore di Epidemiologia Genetica al King College di Londra ha rivelato che mangiare cibo spazzatura uccide i batteri dello stomaco, che proteggono il corpo umano dall’obesità, il diabete, il cancro, malattie cardiache, malattie infiammatorie intestinali e l’autismo. Il professor Tim Spector ha utilizzato specificamente alimenti del McDonalds per il suo studio, arrivando a questa conclusione inquietante.
A seguito di questi due studi, nel mese di ottobre 2016, un rapporto di un gruppo indipendente formato da esperti in materia di alimentazione e salute, ha dichiarato che le diete moderne sono la principale cause che incidono sullo stato di salute in tutto il mondo. Il rapporto particolarmente evidenzia come nei luoghi dove le malattie legate alla dieta sono in aumento è in  aumento anche il consumo di alimenti trasformati.
In precedenza, gli esperti di salute pensavano che la principale causa delle malattie cardiache fosse l’abuso di alimenti con alto contenuto di grassi. Ma secondo il dottor Lundell, questa precedente ipotesi è sbagliata. Lundell ha detto che la prescrizione di farmaci che abbassano il colesterolo, basso contenuto di grassi, così come un diete ad alto contenuto di carboidrati semplici, consigliati negli ultimi anni dagli “esperti al pubblico” è altamente fuorviante. Dr Lundell ha scritto: “Queste raccomandazioni non sono più scientificamente o moralmente difendibili.”
Lundell ha spiegato inoltre che gli alimenti trasformati distruggono attivamente le pareti dei vasi sanguigni umani causando infiammazione cronica. Questa infiammazione fa si che il colesterolo si incolli alle pareti, formando le placche che alla fine li bloccano, e questo sfocia in un attacco di cuore o ictus.
Senza l’infiammazione, il colesterolo è libero di muoversi in tutto il corpo come natura vuole. E’ l’infiammazione che causa l’accumulo di colesterolo.
L’infiammazione non è una cosa complicata – è semplicemente una difesa naturale del corpo ad un invasore estraneo, come tossine, batteri o virus. Il processo di infiammazione è perfetto nel modo in cui protegge il corpo da questi invasori batterici e virali. Tuttavia, se esponiamo frequentemente il corpo ai danni da tossine o alimenti che il corpo umano non è stato progettato per elaborare, si verifica una condizione chiamata infiammazione cronica. L’infiammazione cronica è nociva tanto quanto l’infiammazione acuta è benefica.
Quale persona ragionevole vorrebbe intenzionalmente esporsi ripetutamente ad alimenti o altre sostanze che sono note per causare lesioni al corpo? Beh, forse i fumatori, ma almeno hanno fatto questa scelta volontariamente.
Il resto di noi ha semplicemente seguito i consigli della dieta tradizionale a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di grassi polinsaturi e carboidrati, non sapendo che stavamo causando lesioni ripetute ai nostri vasi sanguigni. Queste lesioni creano un’infiammazione cronica che porta a malattie cardiache, ictus, diabete e obesità.
Lasciatemelo ripetere: le lesioni e l’infiammazione dei nostri vasi sanguigni sono causate dalla dieta a basso contenuto di grassi raccomandata per anni dalla medicina tradizionale.
Quali sono i maggiori colpevoli dell’infiammazione cronica? Molto semplicemente, sono il sovraccarico di carboidrati semplici e altamente trasformati (zucchero, farina e tutti i prodotti derivati) e l’eccessivo consumo di omega-6, oli vegetali come soia, mais e girasole, che si trovano in molti alimenti trasformati.
Provate a pensare di strofinare ripetutamente con una spazzola rigida la nostra pelle morbida finché non diventa tutta rossa e quasi sanguinante. Pensate di fare questo più volte al giorno, tutti i giorni per cinque anni. Se si potesse sopportare questa dolorosa spazzolatura, si arriverebbe ad avere un’area gonfia, sanguinante e infetta che si aggrava dopo ogni ripetuto attacco. Questo è un buon modo per visualizzare il processo infiammatorio che potrebbe essere in corso nel vostro corpo in questo momento.
Il processo infiammatorio è lo stesso, indipendentemente da dove avviene, esternamente o internamente. Io ho guardato dentro migliaia e migliaia di arterie. La parete di un’arteria malata fa pensare proprio a qualcuno che la abbia ripetutamentestrofinata con una spazzola. Più volte al giorno, ogni giorno, i cibi che mangiamo creano piccole ferite che si aggiungono a ferite, stimolando l’organismo a rispondere in modo continuo all’infiammazione.
Mentre noi assaporiamo il gusto di un dolce appena cotto, il nostro corpo risponde in modo allarmante, come se un invasore straniero fosse arrivato a dichiarare guerra. Gli alimenti carichi di zuccheri e carboidrati semplici o elaborati con oli omega-6 per la lunga conservazione, sono stati il pilastro della dieta americana per sei decenni. Questi alimenti hanno lentamente avvelenato tutti.
Come mai mangiando un semplice dolce l’infiammazione aumenta fino a farti male?
Immaginate di versare dello sciroppo sulla vostra tastiera e di avere una visuale di ciò che avviene all’interno. Quando consumiamo carboidrati semplici come lo zucchero, lo zucchero nel sangue aumenta rapidamente. In risposta, il pancreas secerne insulina il cui scopo primario è quello di guidare lo zucchero in ogni cellula in cui c’è fabbisogno di glucosio. Se la cellula è piena e non necessita di glucosio, lo zucchero in eccesso viene respinto per evitare di inceppare il meccanismo.
Quando le cellule già sature rifiutano il glucosio extra, lo zucchero nel sangue aumenta, viene prodotta più insulina e il glucosio viene convertito in grasso immagazzinato.
Cosa ha a che fare tutto questo con l’infiammazione? Il livello di glucosio viene controllato in un intervallo molto breve. Le molecole di zucchero in eccesso si uniscono ad una varietà di proteine che a loro volta vanno a colpire la parete del vaso sanguigno. Questo danno ripetuto alla parete del vaso sanguigno scatena l’infiammazione. Quando si supera il livello di zuccheri nel sangue più volte al giorno, ogni giorno, è esattamente come prendere della carta vetrata e strofinarla nei tuoi delicati vasi sanguigni.
Anche se non sei in grado di vederlo, ti assicuro che è così. L’ho visto in più di 5.000 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico in 25 anni, che hanno tutti un denominatore comune – l’infiammazione delle loro arterie.
Torniamo al nostro dolce. Questo apparentemente innocente cibo, non contiene soltanto zuccheri, viene cotto in uno dei tanti oli omega-6 come la soia. Le patatine fritte sono immerse in olio di soia, prodotti alimentari trasformati sono realizzati con oli omega-6 per aumentare la durata di conservazione. Gli omega-6 sono essenziali: sono parte di ogni membrana cellulare e controllano ciò che accade dentro e fuori la cellula – però devono essere nel giusto equilibrio con gli omega-3.
Se l’equilibrio si sposta in un eccessivo consumo di omega-6, la membrana della cellula produce sostanze chimiche chiamate citochine che causano direttamente l’infiammazione.
La dieta americana tradizionale di oggi ha prodotto uno squilibrio estremo di questi due grassi. Il rapporto di squilibrio è nell’intervallo da 15:1 ad un massimo di 30:1 a favore degli omega-6. Questo indica l’enorme quantità di citochine che causano l’infiammazione. Un giusto, ottimale e sano equilibrio nell’alimentazione, sarebbe un rapporto 3:1.
A peggiorare le cose, l’eccesso di peso provocato da questi alimenti crea cellule di grasso sovraccaricate che a loro volta riversano grandi quantità di sostanze pro-infiammatorie che vanno ad aggiungersi ai danni causati dalla presenza di zucchero nel sangue. Il processo che è iniziato con un piccolo dolce si trasforma in un circolo vizioso nel corso del tempo, portando a problemi cardiaci, pressione alta, diabete e infine, il morbo di Alzheimer, mentre l’infiammazione continua senza sosta.
Non può sfuggire il fatto che più si consumano cibi preparati e trasformati, più agiamo sull’interruttore dell’infiammazione giorno dopo giorno. Il corpo umano non è in grado di elaborare, né è stato progettato per consumare, cibi ricchi di zuccheri e imbevuti di oli omega-6.
C’è solo un modo per spengere l’infiammazione; tornare ai cibi più vicini al loro stato naturale. Per nutrire i muscoli, mangiare più proteine. Scegliere i carboidrati che sono molto complessi, come frutta e verdura. Ridurre o eliminare i grassi omega-6 come l’olio di mais e di soia e gli alimenti trasformati che causano l’infiammazione.
Un cucchiaio di olio di mais contiene 7280 mg di omega-6; uno di soia contiene 6.940 mg. E’ più salutare usare l’olio di oliva o burro da bovini allevati a fieno.
I grassi animali contengono meno del 20% di omega-6 e hanno molte meno probabilità di provocare una reazione infiammatoria rispetto agli oli polinsaturi apparentemente etichettati come sani. Dimenticate la “scienza” che vi è stata inculcata nella testa per decenni. La scienza che afferma che i grassi saturi provocano malattie cardiovascolari, non dice il vero. Il pensiero scientifico che dice che i grassi saturi aumentano il colesterolo nel sangue non è attendibile. Dal momento che ora sappiamo che il colesterolo non è la causa di malattie cardiache, la paura dei grassi saturi è ancora più assurda oggi.
La teoria sul colesterolo ha portato alle diete senza grassi, o a basso contenuto di grassi, creando cibi che stanno provocando un’epidemia di infiammazione. La Medicina tradizionale ha commesso un terribile errore quando ha consigliato di evitare i grassi saturi a favore di cibi ricchi di grassi omega-6. Ora abbiamo un’epidemia di infiammazione arteriosa che porta a malattie cardiache e ad altri “assassini silenziosi”.
Ciò che si può fare è scegliere alimenti integrali “della nonna” e non quelli trasformati e lavorati, che oggi “la mamma” acquista nelle grandi catene alimentari. Eliminando gli alimenti che provocano infiammazione e con l’aggiunta di sostanze nutritive essenziali da prodotti alimentari freschi e non lavorati, si invertirà il processo di anni di nutrizione sbagliata e conseguentemente, i danni alle arterie.
La mia parte intollerante

http://lamiaparteintollerante.altervista.org/lex-cardiochirurgo-gli-alimenti-trasformati-sono-dei-serial-killer-solo-il-cibo-naturale-ci-puo-salvare/ 

lunedì 1 maggio 2017

Osho: L’orgasmo non ha sessualità.



Risultati immagini per osho L’orgasmo non ha sessualità.

Amato Maestro,
cos'è l'orgasmo riferito alla meditazione e ai piani più alti della consapevolezza?
Il sentirsi orgasmici in un profondo stato di meditazione non è forse assenza assoluta di sessualità?

In sé l'esperienza dell'orgasmo è sempre non sessuale. Anche quando la si consegue attraverso il sesso; in sé l'orgasmo non ha sessualità alcuna.

Puoi arrivare all'orgasmo tramite il sesso È una fusione delle polarità negativa e positiva, una fusione così profonda che l'uomo non è più uomo, la donna non è più donna. Essi non sono più due entità, esiste solo un'energia che li avvolge entrambi. Essi si sono fusi in quell'energia.

Può durare un istante, non ha importanza; ma in sé quell'esperienza non ha nulla a che vedere con il sesso

Il primo orgasmo sarà inevitabilmente raggiunto tramite il sesso e la mia comprensione mi dice che la meditazione si è evoluta partendo dall'esperienza dell'orgasmo.

Coloro che posero le basi della meditazione, in particolare Shiva, erano conosciuti anche come grandi amanti. Shiva nel suo "Vigyana Bhairava Tantra" ha descritto, con formule scientifiche, centododici metodi di meditazione: ogni meditazione è racchiusa in un aforisma. Quei centododici sutra sono come semi. In essi Shiva ha condensato tutto ciò che si riferisce al metodo.

Forse Shiva fu il primo uomo a scoprire la meditazione. Ε si può dedurre, in maniera estremamente scientifica, che chiunque abbia sperimentato l'orgasmo, se è provvisto di un briciolo di intelligenza, si è accorto che si tratta di un'esperienza non sessuale, anche se vi si arriva tramite il sesso

Questo serve a farci intuire che possono esserci altre vie per arrivarci, utilizzando strumenti non sessuali; visto che in sé quell'esperienza non è sessuale, è ovvio che il sesso non sia la sola strada per arrivarci.

Se si sperimenta l'orgasmo, non occorre molta intelligenza per capirlo: diventa evidente. Forse la sessualità crea lο sfondo in cui accade. Ma l'esperienza dell'orgasmo non vi offre nessun richiamo sessuale: è pura spiritualità.

Chiunque l'abbia sperimentato, deve aver concluso che devono esserci altre vie per arrivarci, visto che il sesso non è necessariamente un elemento portante. Per cui, quelle persone devono aver osservato come accade. Ε le cose sono diventate evidenti: nell'istante dell'orgasmo, il tempo si arresta, ti scordi del tempo. La tua mente si arresta, non pensi più. Esiste una profonda quiete e un'intensa consapevolezza.

Non sei addormentato Non sei caduto in un sonno ipnotico. Tutto è chiaro. La mente non funziona come al solito: il processo del pensiero si è arrestato. Non esiste più la sensazione del tempo; sembra esservi un'assenza di tempo.

In seguito penserai che è durato solo pochi secondi, ma questo lο penserai solo dopo: nell'esperienza, sembra un'eternità. Ε sei pienamente consapevole, come mai lo sei stato: sei consapevole come mai prima, sei sveglio!

Qualsiasi osservatore, vivendo questa esperienza, penserà: "Se si riesce ad attivare questi elementi - consapevolezza, assenza di pensiero, assenza di tempo - si arriverà a una condizione orgasmica, evitando la sessualità".

Ε io ho capito questo: è così che l'uomo deve aver scoperto la meditazione, la prima volta; perché altrimenti, non essendo la meditazione qualcosa di biologico ο di naturale, non si potrebbe semplicemente arrivare a scoprirla col tempo. Tuttavia la biologia ti ha fornito un'esperienza; se cerchi di capirla, inevitabilmente cercherai altri metodi per realizzarla. Sai che ti è accaduta; hai sperimentato l'assenza di pensiero, di tempo, e la presenza di una consapevolezza totale; per cui è una cosa possibile.

Non vai più a tentoni nel buio, non si tratta di teorie ο ipotesi: sai che è una cosa possibile. Ne sei venuto a conoscenza attraverso la via biologica. Ora, se quei tre elementi possono essere conservati senza l'elemento sessuale, l'orgasmo avviene di nuovo.

La differenza è questa: l'orgasmo sessuale è assolutamente momentaneo. Sebbene sembri eterno, mentre si verifica, non lo è: quella sensazione è prodotta dalla sua intensità. Viceversa, tramite la meditazione può essere lungo quanto si vuole, in quanto la meditazione non dipende da un'altra persona, sia essa uomo ο donna, ο da una particolare sintonia tra le due menti, ο da un ritmo tra le due energie. L'orgasmo sessuale dipende da molte cose, e in particolare dalla presenza dell'altra persona.

La meditazione è indipendente dall'altro; occorri solo tu per creare la situazione. Se ne deduce che devi partire dalla consapevolezza, perché non conosci altro modo per arrestare i pensieri. Non hai il potere di fermare i pensieri ο di arrestare il tempo Rimane, quindi, una sola cosa: la consapevolezza. Cioè, tu puoi essere più consapevole, ο lο puoi essere meno.

Lo sai. Se all'improvviso questa casa si incendiasse, saresti più all'erta. Tu sai che la tua consapevolezza ha alti e bassi. In certi momenti sei più consapevole, in altri lo sei meno. Per cui è possibile creare situazioni in cui si è più coscienti.

Ecco perché la consapevolezza diventò il fondamento della meditazione. Ε con la consapevolezza avrai una sorpresa: più diventi consapevole, più i pensieri scompaiono. Quando sei pienamente consapevole, non ci sono più pensieri, e all'improvviso il tempo si arresta. Ιl tempo può esistere in te, solo grazie al movimento dei pensieri.

Di fatto, il tempo può essere misurato solo tramite il movimento. Ad esempio, come misuri lo scorrere del tempo su un orologio? Grazie al movimento delle lancette; altrimenti sarebbe impossibile.

Se ogni cosa è immobile, ti sarebbe impossibile pensare all'esistenza di qualcosa come il tempo. Ma sai che è passata un'auto, un treno, e tra questi movimenti esiste un intervallo.. quell'intervallo presuppone il tempo Ad un certo punto senti il rumore di un aereo... questo è movimento, questo ti fa scoprire il movimento intorno a te.

Dentro di te esiste solo un movimento, quello dei pensieri. Quando il pensiero si arresta, all'improvviso il tempo scompare: non esiste più un movimento che permetta di misurarlo. Ecco perché, se nella notte sogni molto, al mattino penserai che sia stata una notte molto, molto lunga: la causa sta nel movimento avvenuto in te. Viceversa, se non hai sognato affatto, avrai solo la sensazione di esserti semplicemente addormentato, e subito dopo di esserti svegliato. La notte è trascorsa in un lampo.

Quando sei ansioso, infelice, quando soffri, il tempo passa lentamente, a causa del tuo soffrire. Vorresti che tutto passasse velocemente, ma a causa della tua aspettativa la sofferenza non passa mai, e il tempo scorre lentamente.

Ma quando incontri un amico dopo anni, scopri che le ore sono trascorse senza che te ne accorgessi, e sembra che vi siate incontrati solo poco fa. Quando sei felice, ο quando sei triste, immediatamente influenzi con i tuoi stati d'animo la velocità del tempo. Ma quando non sei né l'una né l'altra cosa, sei semplice silenzio, il tempo non ha possibilità alcuna di muoversi.

Quindi, man mano che si diventa consapevoli, come prima cosa si vedono diminuire i pensieri, e questi alla fine si arrestano. A quel punto si scopre che il tempo è svanito: in questo modo si sarà scoperta la chiave della meditazione elementare. Ε tutti i vari metodi non saranno altro che una diversificazione del primo, combinazioni diverse dello stesso metodo base. Le combinazioni variano, ma fondamentalmente saranno solo consapevolezza e testimonianza.

Ε non sembra esserci altro modo per trovare la meditazione che non sia l'orgasmo, poiché è la sola esperienza che la natura offre che si avvicini alla meditazione. Ε la cosa triste è che milioni di persone non hanno esperienza alcuna dell'orgasmo, poiché tutte le religioni impediscono da sempre di farne esperienza.

È una cosa ridicola, perché se la gente non ha nessuna esperienza dell'orgasmo, la meditazione rimane pura fantasia; oppure qualcosa di accessibile solo a dei giganti: "Ma noi siamo semplici esseri umani, e non possiamo essere più consapevoli. Come potremmo? Facciamo del nostro meglio, ma come fare ad arrestare i pensieri?"

La responsabilità di aver tenuto la gente lontana dalla sfera della meditazione è tutta delle

religioni, in quanto sono tutte fermamente nemiche del sesso. Esse hanno impedito alla gente, non di sperimentare il sesso, bensì l'orgasmo, in quanto il sesso è stato avvelenato dal senso di colpa.

Non riuscendo a vietare il sesso, hanno impedito alla gente di giocare con la propria sessualità; hanno impedito alla gente di rispettare il sesso e di viverlo in profondità.

Ιl sesso è diventato un peccato, e questo fa sentire in colpa la gente. L'υοmο ha fretta di concludere il più velocemente possibile, perché non si può peccare a lungo. Sapendo di fare qualcosa di sbagliato, si ha fretta di finire.

Ε se l'uomo ha fretta, non può arrivare a nessun orgasmo; si limiterà ad eiaculare; cosa che dimostrerà come tutti gli insegnanti di religione avessero avuto ragione: stai sprecando la tua energia. In quel caso, infatti, l'uomo avrà la sensazione di non aver ottenuto nulla: è stato uno spreco, oltretutto stancante.

Il giorno dopo forse avrà il mal di testa, si sentirà intontito, privo di vivacità. Penserà che forse i preti hanno ragione, e sentirà di essere stato già punito.

È una cosa stranissima: i preti hanno creato l'idea della colpa, e questo senso di colpa riesce a dimostrarti che stai facendo qualcosa di sbagliato.

La donna è rimasta immobile, facendo all'amore, in quanto le è stato detto che goderne, ο giocare, ο anche solo muoversi, non è una cosa da signora, lο fanno solo le prostitute. Le signore stanno semplicemente sdraiate, come dei cadaveri, pensando: "Lasciamo che faccia ciò che vuole e che finisca al più presto possibile", e si comportano così perché il fare all'amore non dà loro nulla di nulla.

Per lo meno l'uomo troverà un sollievo all'energia che lο stava appesantendo, ma la donna non ottiene neppure quel sollievo. Per cui è naturale che le donne siano più contrarie al sesso degli uomini. E ogni donna, in cuor suo, pensa che gli uomini siano solo degli animali: desiderano solo il sesso.

Queste sono conseguenze di tutti gli insegnamenti religiosi. In questo modo, anche se non si è riusciti a vietare il sesso... altrimenti l'umanità sarebbe già scomparsa - si è vietato l'orgasmo: alla procreazione non è necessario! In questo modo la biologia non ha posto problemi: è rimasta, privata dell'orgasmo.

L'orgasmo non era un elemento necessario alla riproduzione, era un elemento capace di aprire una finestra su un'evoluzione superiore della consapevolezza.

Ma quegli idioti di leader religiosi e di preti hanno sbarrato quella finestra. Hanno sempre spronato le persone a meditare; ma quando queste fallivano, quando non riuscivano a raggiungere la sfera della meditazione, i preti dicevano loro: "Peccatori! Come potreste? Prima di tutto dovete essere celibi, digiunare, mortificarvi". Tutte cose che impediscono di vivere un'esperienza orgasmica, la sola via naturale a una prima intuizione di cosa sia la meditazione.

A questo punto siete in grado di capire la difficoltà in cui mi trovo. Se dico alla gente: "Ι vostri preti vi hanno impedito di diventare religiosi", nessuno riuscirà a capire cosa dico. Ma ciò che dico ha prove assolutamente scientifiche.

Deve esistere qualcosa nella natura dell'essere umano che apra una finestra verso un'evoluzione superiore; altrimenti, come lο si potrebbe convincere che esistono esperienze più elevate? Come ci arrivò il primo uomo? Perché si mise a meditare, e come scoprì la via alla meditazione?

Qualcuno, in un passato lontano, deve aver trovato delle analogie nella sua natura, e deve aver visto che, sebbene ci arrivasse grazie al sesso, si raggiungeva un punto in cui il sesso non c'entrava affatto: il sesso si limitava ad aprire una porta su una realtà nuova. Ε quella porta poteva essere aperta senza il sesso, in maniera di gran lunga più semplice, senza dipendere da altri.

Ιl fatto che il sesso sia diventato un tabù, che sia stato vietato, rifiutato, criticato, è una sfortuna tra le più grandi che abbiano colpito l'umanità. Non si è riusciti a impedirlo, ma di certo si è ottenuto il risultato di avvelenare la crescita spirituale dell'uomo.

Per concludere: non è solo l'orgasmo che esperimenti in meditazione a essere non sessuale, lo è anche quello sperimentato tramite il sesso L'orgasmo è di per sé un'esperienza non sessuale.

La via naturale, la via più facile, la prima è arrivarci tramite il sesso, ed è una cosa più che buona. Segue le intenzioni della natura. A quel punto arrivi a capire che quell'esperienza è alla tua portata: allora ci puoi giocare, e puoi trovare diverse vie per raggiungerla. Tutte quelle vie sono diventate meditazioni. Ε non ti impediscono certo di utilizzare la via sessuale, perché è stato proprio il sesso a darti la prima esperienza orgasmica, a darti la prima intuizione di cosa sia l'illuminazione, ti ha allontanato dalla biologia e dalla natura.

Per questo si deve essere riconoscenti alla propria sessualità. Ιl problema di sentirsi in colpa non dovrebbe neppure esistere.

Se le religioni avessero insegnato alla gente a essere riconoscente nei confronti della sessualità, avremmo prodotto un tipo di essere umano tοtalmente diverso: non la creatura infelice e sofferente che si vede oggi in tutto il mondo.

Avremmo prodotto persone veramente allegre ed estatiche; la gente avrebbe scordato completamente l'infelicità, la sofferenza e l'angoscia, in cui oggi sta vivendo.

Tratto da: 'Light οn the Path"

31 gennaio 1987, mattino. Katmandu, Nepal.

domenica 30 aprile 2017

Gli Uomini sono Frugivori: Eccone la Dimostrazione Antropologica

Gli esseri umani sono “animali tropicali” e infatti continuiamo a ricreare i tropici dovunque viviamo a suon di riscaldamento a pavimento, piumini e piumoni. Il nostro DNA non si è adattato all’ambiente, siamo noi ad aver forzato l’ambiente ad adattarsi a noi, fan notare gli esperti. Allo stesso modo, l’anatomia comparata ci mostra che non ci siamo affatto “adattati” a consumare cibi animali, abbiamo solo deviato dalla nostra dieta naturale, e non senza pagarne il prezzo.
frugivori
Viviamo di più oggi che un tempo, vero, ma grazie a maggior tecnologia, farmaci e igiene, non perché mangiamo meglio. La realtà è che siamo sempre più ammalati (e sempre prima nel tempo).
La prevalenza estesa di problemi di salute legata alla dieta, soprattutto nelle nazioni industrializzate, suggerisce che molti esseri umani non stanno mangiando in modo compatibile alla loro biologia” (Milton 1999).
I nostri denti, il nostro intestino, il pH del nostro stomaco, la lunghezza del nostro intestino, la nostra incapacità di sintetizzare da soli la vitamina C o di gestire bene il colesterolo è rimasta invariata. La nostra saliva  è  ancora alcalina,  proprio come  quella degli oranghi (perché non servono grandi acidi se non si ingerisce un pezzo di animale morto!).
La saliva degli erbivori e dei carnivori invece è acida.  Insomma, sotto sotto siamo sempre rimasti gli stessi esseri primitivi che eravamo…  Come spiega il Dr. Michael Greger,   dagli studi archeologici del paleolitico si evince che “mentre mangiare le verdure verdi è importante, sembrerebbe che lo status dietetico naturale della specie umana sia primariamente quella di un mangiatore frugivoro”.

FRUGIVORI NEL DNA…
Le femmine di grandi scimmie, così geneticamente e morfologicamente simili a noi, sono classificate come animali frugivori. Sono più di 2.000 le specie di vegetali di cui si nutrono gli oranghi nel Borneo, e per un 70-90% si tratta di frutti.
Negli aspetti nutrizionali e sociali, anche “l’alimentazione dei proto-ominidi sarebbe stata simile a quella essenzialmente vegetariana delle scimmie antropomorfe attuali”.
Anche i nostri denti lo confermano. O meglio, i denti degli ominidi africani studiati da Alan Walker:  “Ogni dente esaminato, a partire dai fossili di ominidi di 12 milioni di anni fa, presenta le striature tipiche dei mangiatori di frutta, senza eccezione alcuna“.
Ormai vari dati provenienti da varie linee di evidenza (anatomica, fisiologica, paleontologica) “supportano la visione che la linea ancestrale che ha dato vita all’Homo spp. fosse fortemente basata sul consumo di vegetali. La dieta giornaliera probabilmente era costituita largamente da frutti selvatici”. Le diete dell’Eden “dovevano essere ricche di fibre, di proteine vegetali, di fitonutrienti e povere di grassi saturi”  (Jenkins 2003).

Ma le scene di caccia dipinte nelle caverne?” si chiede la mia vicina di casa Betta… “Perché non hanno disegnato una mela invece?”.
“Beh, se dovessi disegnare tu su un muro per i posteri il pasto più memorabile della tua vita…”,
le ha risposto il mio amico Renzo appassionato di antropologia, “ti ritrarresti mentre prepari una pastasciutta o mentre ti gusti un glorioso banchetto di nozze?”.
Touchè!
Ancora oggi il lavoro quotidiano delle donne è sottovalutato, ma era proprio questa paziente opera di raccolta di donne e bambini a sfamare la gente (proprio come ancora oggi nelle tribù più antiche). Gli uomini andavano a caccia una tantum ma poi non parlavano d’altro, come fa riflettere lo scrittore Jim Mason, nel suo stupendo libro “Un Mondo Sbagliato”.

CACCIATORI DI CAROGNE
“La teoria dell’uomo cacciatore riflette una serie di pregiudizi, anziché basarsi sulla documentazione fossile e sull’ecologia della ricerca del cibo”
Robert Blumenschine e John Cavallo
Che i nostri più antichi antenati non fossero affatto i grandi cacciatori che si pensava è un fatto ormai assodato in antropologia. La caccia organizzata si è consolidata solo 25.000 anni fa, un battito di ciglia galattico nella lunghissima storia dell’Homo.
I primi “cacciatori” non erano altro che degli occasionali “ladri di carogne”, rubavano qualche morso di animale già ucciso da altri, ma “chi non preferisce assomigliare al leone, più che all’avvoltoio?”, si chiedevano gli esperti Robert Blumenschine e John Cavallo. Cacciare è nobile, andar per carogne meno. Ed ecco che il mito dell’uomo carnivoro e cacciatore resiste nei secoli.
Questo cibarsi di avanzi tra l’altro “non avrebbe potuto procurare l’ECCEDENZA di carne necessaria per la spartizione del cibo”, fece notare il famoso archeologo L. Binford già negli anni ’80. Bisognava fare in fretta. Non c’era tempo di fermarsi a banchettare insieme e socializzare:
“Ognuno per sé e viva il Re!”.
Non è quindi  grazie alla caccia se gli ominidi hanno imparato a collaborare, a socializzare tra loro, a parlare.
E  non era la grandezza del cervello a contraddistinguerci dalle altre grandi scimmie quando ci siamo separati da loro, ma l’aver acquisito  la capacità di assumere una postura eretta.

HOMO RICERCATORE…

Il perché abbiamo cominciato ad andare in giro “su due zampe” dipende se vogliamo pensare il peggio o il meglio della nostra specie.
Se pensate il peggio, darete ragione alla famosa teoria di Charles Darwin: “Finché dovevano abitualmente usare le mani per camminare non avremmo mai potuto perfezionarle per fabbricare armi o per tirare sassi e lance con la mira giusta”.
In pratica, avremmo imparato a camminare per poterci armare e fare del male agli altri:  Homo Cattivus!
Peccato, dicono gli esperti antropologi, che “non vi sia traccia alcuna di attrezzi  del genere ai tempi dei primi bipedi”,  e non si cacciava ancora assolutamente nulla, né vi era il fuoco per cucinare carne (Wayman 2012). L’Homo Abilis verrà molti milioni di anni dopo.  A cosa ci servivano entrambe  le  mani libere quindi? Cosa potevamo mai afferrare a mani nude?
frugivori
LA SOPRAVVIVENZA DEL PIÚ  … DOLCE
La nostra mano è perfettamente adattata per raccogliere la frutta, non per uccidere un animale. Più mani libere ho, più frutta riesco a raccogliere e portare via al sicuro. Questa è esattamente la teoria degli scienziati fin dagli anni ’60: abbiamo imparato a camminare e correre per poter TRASPORTARE la frutta in posti sicuri quando il clima ha cominciato a farsi più freddo con le prime glaciazioni e la frutta ha cominciato a scarseggiare.
Ci sono prove di questa affascinante ipotesi?
Sì, fresche fresche e di tutto rispetto…
2012, Guinea.
Alcuni scimpanzé ritrovatisi in mezzo all’aperta savana, nel vedere davanti a loro delle papaye e altra frutta preziosa (messa a loro disposizione dai ricercatori nascosti) hanno cominciato a riempirsene mani e bocca e poi camminando eretti(Carvalho 2012).  Le foto sono impressionanti (e le trovate cliccando a destra dell’articolo scientifico sopra citato, alla voce ‘Download images’).
Gli scimpanzé che andavano via “su due piedi” riuscivano a trasportare più del doppio di frutta, rispetto a quelli che invece andavano via a tre o quattro zampe.
E più il frutto era prezioso  (cioè poco disponibile dove vivevano),  più se ne portavano via camminando su due piedi.
In pratica, camminare eretti ha molto più a che fare con il nostro essere frugivori di quanto non si pensasse.
Quest’ evoluzione ci ha permesso di mangiare più frutta o poterla condividere con altri.
A sua volta,  questa evoluzione ha molto a che fare con la grandezza del nostro cervello…
DIETA FRUGIVORA = CERVELLO GRANDE
Gli antropologi più esperti ormai negano che sia stata la carne a far ingrandire il cervello, perché i dati non lo supportano.
Il nostro cervello si è triplicato molto prima che l’Homo cominciasse a cacciare in gruppo o a utilizzare il fuoco per cuocere carne regolarmente.
Il cervello poi ha bisogno di glucosio per funzionare. Ne deve ricevere in abbondanza tutti i giorni. Niente scorte. Ha bisogno di zuccheri buoni, a gogò, e la prima fonte di zuccheri è sempre stata la frutta.
Il cervello si è ingrandito proprio nel periodo storico in cui la frutta, alla base della nostra dieta, cominciava a scarseggiare, o a essere più difficile da scovare per via dei cambiamenti climatici.
Il bisogno aguzza l’ingegno”, dice il detto.
La necessità è la madre di tutte le invenzioni”, dicono gli inglesi. Avete presente cosa consigliano i veterinari per stimolare la mente di cani e gatti nei canili ?
Di nascondere loro il cibo e costringerli a cercarlo tirandolo fuori da contenitori di gomma studiati apposta.
Può essere che sia stato il doversi scervellare per trovare la frutta a far ingrandire il cervello?
Sembra proprio andata così…
Fin dagli anni ’90, studiose come K. Milton hanno postulato che  “la pressione favorevole degli alimenti vegetali di alta qualità, relativamente difficili da trovare, incoraggia lo sviluppo di complessità mentale (ripagata da una maggiore efficienza di foraggiamento)”.
La parte del nostro cervello più sviluppata è proprio la corteccia frontale, quella che ha a che fare con il dover risolvere i problemi. E il problema più pressante per gli esseri umani di allora? Trovare la frutta!
Mentre altre scimmie hanno imparato a consumare molte più verdure e cortecce, noi siamo rimasti frugivori nel midollo, e ci siamo dovuti “spremere le meningi” per trovarla…
Sempre la Milton, osservando le scimmie Atele e Aluatta, notò per prima una relazione significativa tra dieta e grandezza del cervello.

(By Arturo de Frias Marques – Own work, CC BY-SA 3.0)
Tra le famiglie dei primati, “quelli che mangiano frutta hanno un cervello più grande in proporzione al loro corpo, rispetto a quelli che mangiano foglie”.  Vale anche per i pipistrelli: “quelli che si nutrono di frutta hanno cervello considerevolmente più grande di quelli che mangiano insetti”.  E vale anche tra i gli scoiattoli!  (Harvey 1983).
Proprio recentemente, un prestigioso team di ricercatori ha confermato che  “i frugivori mostrano cervelli più grandi dei mangiatori di foglie”  (DeCasien, 2017).  Mangiare frutta è stato il motore  dell’evoluzione del cervello nei primati, gli animali a noi più simili. In base alla loro ricerca basata su più di 140 specie di primati hanno potuto concludere che la grandezza del cervello si può dedurre in primis proprio dalla dieta:Chi mangia frutta, rispetto agli erbivori che si cibano di foglie, ha un cervello più grande in media del 25%”.

Una notizia che ha stupito tutto il mondo (tranne i fruttariani)…
http://www.eticamente.net/56191/gli-uomini-sono-frugivori-eccone-la-dimostrazione-antropologica.html